Il postale

Il postale

E fu così che decise di compiere il grande passo.

Da non molto aveva passato i settant’anni Ermete, il vecchio contadino maremmano che portava lo stesso nome del santo patrono e che nella sua lunga vita mai aveva messo piede fuori dai confini del suo paesello, nemmeno per recarsi al mercato nel paese vicino, sui monti che si affacciano davanti al lago. E tantomeno si era mai spinto oltre il punto dove le ultime colline digradano nella pianura litoranea o fino al mare. Quel giorno però decise che avrebbe osato, approfittando della diavoleria motorizzata che da qualche tempo costituiva l’interesse principale degli abitanti del villaggio, soprattutto dei ragazzini che si affollavano sulla piazza ogni volta che udivano avvicinarsi il mezzo rombante e sferragliante: non senza una certa trepidazione quella mattina d’estate il nostro si decise a montare sul Postale che lo avrebbe finalmente portato alla conquista del mondo!

L’emozione fu fortissima quando l’autobus si mosse e il vecchio vide allontanarsi gli amici che lo salutavano con le mani buttando al vento anche qualche frase augurale, per la verità in tono leggermente canzonatorio. Man mano che il mezzo prendeva velocità anche i monelli desistettero dall’inseguimento del mostro meccanico che si avviava sulla strada costeggiante le ultime case del paesello arroccato sul tufo.

Veloce come un demonio, o almeno così parve al vecchio, il grosso autobus sfrecciando passò anche le ultime cantine dell’abitato ed era ormai in vista del cimitero, del bivio ove la via del paese incrociava la strada che porta da nord a sud, da Farnese verso il mare, quando improvvisamente incominciò a scartare e a dimenarsi come un toro inferocito quando viene rinchiuso nel recinto dai butteri per la marca a fuoco laggiù, a Riminino.

Vuoi per l’imperizia del conducente, vuoi per un problema meccanico, il lungo automezzo ormai fuori controllo per due volte si avvicinò paurosamente al ciglio del burrone, e altrettante volte parve voler andare a sbattere contro le rocce dalla parte opposta; alla terza volta si affacciò al ciglio della strada, sdrucciolò e con un orribile lamento di motore e ferraglie precipitò nella valle sottostante.

Pochi si salvarono nell’incidente e così il vecchio contadino, che portava lo stesso nome del santo patrono, pose fine alla sua lunga vita senza aver mai messo piede fuori del suo paese natio.

 

N.B: il racconto si basa su un fatto realmente avvenuto, come mi fu raccontato dalla mia nonna quando ero bambino. Naturalmente i dettagli, compreso il nome del protagonista, sono di mia invenzione.